Elio de Angelis scrive per il Corriere della Sera raccontando il suo inizio in Formula 1
Mi arrivano lettere che mi chiedono come si diventa corridori di Formula 1. Istintivamente la risposta sarebbe quella di parlare di tenacia, di volontà, di capacità. Poi, ragionandoci sopra, ti accorgi che se non hai fortuna al traguardo non ci arrivi. Ho vinto il «Piccolo Montecarlo» di F.3 e ho avuto la grande opportunità di approdare a Maranello per una delle scuole-guida più entusiasmanti e prestigiose. Per ragioni difficili da spiegare quell’esperienza – che reputo positiva e vantaggiosa ai fini della mia carriera – è terminata. È cominciato così un periodo di attesa, un periodo opaco e molto sofferto: non sapevo dove rivolgermi, non riuscivo a intuire quale sarebbe stato il cavallo da montare.
Potevo restare in Formula 2, avrei guadagnato un buon stipendio come professionista, non avrei avuto problemi. Ma quando hai deciso di correre in Formula 1, provi una spinta irresistibile, qualcosa che giorno dopo giorno ti toglie la pace fino a quando non hai raggiunto il traguardo. Credetti di aver trovato il mio porto alla Tyrrell, invece fu un’altra delusione, provata proprio sul traguardo. Una scottatura talmente bruciante da provare, il desiderio di smettere di correre. Poi ho avuto l’opportunità Shadow: bisognava pagare e ho pagato.
Ho «venduto» lo spazio della tuta, petto, schiena, braccia: il denaro non l’ho potuto mettere in banca ma ho dovuto darlo a Don Nichols, proprietario della Shadow.
Poi il «boss» mi ha concesso l’opportunità di non pagare facendomi firmare il contratto per tre anni, dopo le prime quattro corse di questa stagione.
Ecco la storia, bella e brutta, di un giovane di ventun anni che corre in Formula 1. Ho commesso qualche errore, ho spaccato qualche scocca (ma questo è capitato anche ad altri piloti). È tutta esperienza che in qualche modo devi pagare. Così come deve pagare, a me è successo a Silverstone, l’emozione di una partenza fra due Ferrari tenendoti dietro quella di Villeneuve.
Alla luce di tutte le mie esperienze, mi pare chiaro dover affermare che il primo desiderio sarebbe quello di restare con chi mi ha concesso l’opportunità di correre in Formula 1. Però c’è il fascino di nomi importanti, Ferrari e Alfa Romeo, che diventa irresistibile per un pilota italiano. E allora, pensando a quei nomi, anche un ventunenne con un anno di esperienza in Formula 1 si mette a sognare. Ma non ad occhi aperti.
© 1979 • Di Elio de Angelis • Corriere della Sera: domenica 09 settembre 1979, pag. 31 • Published for entertainment and educational purposes, no copyright infringement is intended