“L’ Automobilismo non deve rimanere la sola cosa della mia vita”

Elio de Angelis ha realizzato una grande performance in Formula 1: da corridore che paga per avere un bolide a disposizione, è diventato corridore pagato. Non è poco, in un mondo dove ci si fa strada prima con il denaro, poi con la bravura. È moltissimo, per un pilota accusato di essere un “figlio di papà”, con la vita facile, con la strada spianata dai soldi del genitore. Il quale genitore è Giulio de Angelis, grosso costruttore edile romano, campione del mondo di motonautica. Adesso papà de Angelis ha lasciato le gare, e appena gli è possibile segue Elio sulle piste di tutto il mondo.

Elio, puoi fare il punto sul tuo rapporto con la Formula 1? Rapporto sportivo ed economico, vogliamo dire.

Cominciamo con il precisare che la Lotus quest’anno mi ha creato tanti problemi. Ad un certo punto c’è stata una rottura, fra me e Colin Chapman. Lui ha voluto tentare l’avventura di un’auto nuova, messa poi fuori legge, e in pratica ha perso del tempo prezioso. Comunque sono ancora giovane. Sono dispiaciuto per certe battute a vuoto del 1981, ma non sono certamente rassegnato a non sfondare. Quanto al mio rapporto economico, se è vero che nel 1979 mio padre mi ha aiutato a reperire il denaro che occorreva per accedere finalmente alla Formula 1, con la Shadow, è anche vero che già nel 1980 io ho avuto un buon ingaggio, triplicato quest’anno. E dunque adesso mi sento davvero un pilota professionista.

Regazzoni diceva che i giovani della Formula 1 si comportano subito come corridori anziani, senza allegrie, subito troppo preoccupati della carriera. È vero?

Forse si comporta così qualcuno di noi, ma certamente io non mi sento troppo angosciato, troppo preoccupato. Bisogna tenere conto che chi parlava così, cioè il caro Clay, era un vecchione che sapeva divertirsi come un ragazzino. Certo, nel nostro ambiente c’è molta tensione, e c’è anche molta freddezza.

Sinceramente, hai paura?

Sinceramente sì. Ma in dose giusta, come si deve avere frequentando automobili che possono diventare armi micidiali. Io penso anche alla paura degli altri, non solo alla mia. A quella dei miei avversari, ed anche delle persone che mi sono care. L’anno scorso, quando è morto Depailler, mio padre mi chiese di lasciare le gare. Stavo per dirgli di sì, quando lui, come dire? Ritirò la sua richiesta: aveva capito che questa è la mia vita, che questo è il mio lavoro.

Raccontaci poi un po’ della tua carriera.

Sono del 1958, ho cominciato a correre con i kart quando avevo appena quattordici anni. Nel 1975 ero già campione del mondo. Sono poi passato alla Formula 3, alla Formula 2, alla Formula 1. Una strada tutta in salita, o in discesa, fate voi. L’aiuto di mio padre è stato determinante agli inizi, ma se non si hanno delle doti autentiche non si emerge in Formula 1.

Ad un certo punto si è parlato di Elio de Angelis alla Ferrari…

Ci fu un contratto, tre anni fa, e cominciò un breve periodo de collaborazione. Arrivai persino a collaudare la T-3 sulla pista di Fiorano.

Ma poi mi si fece sapere che la Formula 1 in gara dovevo ancora aspettare, e non ritenni soddisfacente l’offerta di guidare in Formula 2 un Ferrari-Chevron. Così tutto fini e la Ferrari rimase soltanto nelle mi speranze.

Che consigli dai a un giovane?

Per prima cosa, di non pensare all’automobilismo come alla sola scelta di vita. Se non si ha successo, la delusione è molto grave. Poi, se proprio si decide di fare il corridore d’auto, la prima spesa non deve essere per un’automobile, ma per un apparecchio televisivo con tanto di registratore. Si vedono e si rivedono tutte le corse, si imparano i segreti dei piloti, soprattutto si decide se, di fronte a certi rischi, si è in grado di andare avanti. Io comunque, pur essendomi votato all’automobilismo e pur sognando di diventare campione del mondo, non ho trascurato gli studi, e frequento la facoltà di architettura. L’automobilismo adesso è tutto nella mia vita, ma non deve rimanere la sola cosa della mia vita.

Nello scorso inverno hai preso parte a una serie di gare con altri campioni, impegnati tutti in sport che non sono i vostri, e sei andato male. Questo significa che non sei un vero atleta?

Questo significa che quelle gare vanno prese come curiosità, e basta. La preparazione di un pilota di Formula 1 è una cosa speciale, per la quale non serve la pratica de altri sport.

La Mia Vita

Sono nato a Roma il 26 marzo 1958.

Mio padre, Giulio, è stato uno dei più grandi motonauti di ogni tempo: ha vinto titoli italiani, europei e mondiali. Ancora nel 1979, datosi alla motonautica d’altura, ha conquistato il successo nella Viareggio-Bastia-Viareggio.

Ho due fratelli, Andrea e Roberto, che corrono con i kart.

Anch’io ho cominciato con i kart e nel 1975 sono diventato campione mondiale di questa specialità.

Nel 1977, passato alla Formula 3, ho vinto a Monza il Gran Premio Lotteria. In quello stesso anno ho esordito in Formula 2.

Sempre in Formula 3, ho vinto a Montecarlo nel 1978. Intanto continuavo con la Formula 2 ottenendo, come miglior risultato, un terzo posto sul circuito di Misano.

Ho esordito in Formula 1 nel Gran Premio d’Argentina 1979, con la Shadow. Miglior risultato in quella stagione il quarto posto a Watkins Glen.

Nel 1980, come seconda guida della Lotus, ho ottenuto il miglior piazzamento nel Gran Premio del Brasile (secondo posto) e ho concluso la stagione al settimo posto nella classifica finale del campionato.

Quest’anno, come prima guida della Lotus, ho raccolto – sino al Gran Premio d’Italia, disputato a Monza il 13 settembre – un quarto posto (a Monza appunto), quattro quinti posti (Brasile, Belgio, Spagna, Olanda) e due sesti posti (Argentina, Francia).

Sono fidanzato, ma per il momento non si parla ancora di matrimonio. Il mio hobby principale è la musica: suono il piano e compongo anche dei motivi musicali.

Giulio & Elio de Angelis

Io l’ho aiutato, ma ora Elio fa la sua strada da solo

Papà de Angelis segue il figlio Elio, in quasi tutti i Gran Premi. È il motonauta italiano più titolato di tutti i tempi. “Nato” allo sport sul lago di Bracciano, ha vinto sui laghi e sui mari di tutto il mondo. Nel 1957 arrivò al titolo europeo nella classe 700 fuoribordo sport. Dal 1961 a 1963 dominò in Italia fra i racers 1.300. Nel 1965 colse il primo titolo mondiale (500), con altri titoli nel 1965, 1969 e 1970. Suo il primato mondiale di velocità per la classe 2.500 entrobordo: più di 200 all’ora.

Giulio de Angelis, un giudizio su Elio de Angelis: da sportivo su uno sportivo.

Premesso che vorrei che mio figlio finisse la sua vicenda sportiva con i motoscafi, dove ha imparato ad andare da bambino, devo dire che penso si tratti davvero di un ottimo pilota d’auto. Io lo ho aiutato agli inizi, ma ora lui fa sua strada da solo.

I fratelli lo imiteranno?

Spero di no. Stanno smettendo anche con i kart. Un pilota in famiglia basta e avanza.

Cosa ci vuole per essere piloti?

Il coraggio, ma anche la conoscenza dei motori. Elio è un bravo collaudatore, non dimentichiamolo.

© 1981 Il Giornalino • Di Gian Paolo Ormezzano • Published for entertainment and educational purposes, no copyright infringement is intended

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