Elio Prima e Dopo

Con gli attuali programmi di lavoro di una scuderia, che hanno toccato ritmi vertiginosi di consultazioni tra pilota e costruttore, difficilmente questi due protagonisti si concedono momenti di relax e si esibiscono nel concedere interviste in comune

Ad Interlagos abbiamo colto due personaggi che in questi ultimi tempi hanno fatto coincidere appieno i loro interessi; proprio alla vigilia di quella che poi doveva essere la gran domenica. CHAPMAN alla ricerca di un nuovo talento che affiancato ad Andretti, desse lustro alla sua fama di scopritore di giovani piloti e DE ANGELIS sicuro del suo potenziale alla ricerca di una scuderia che mettesse in risalto le sue doti naturali. Seduti ad un tavolo nel retro del box abbiamo iniziato.

Elio «Prima»

Elio, come vedrai accanto, Chapman ci ha detto che, dopo averti osservato per diverso tempo, è stato convinto del tuo potenziale ai test del Paul Ricard. È vero o ci sono voluti ulteriori contatti?

Non credo. Il fatto che lui abbia convocato diversi giovani talenti al “Ricard” e poi abbia scelto me è perché sono andato meglio degli altri, sicuramente non ci sono voluti altri accordi dopo. Le sole discussioni sono state sul fatto che dovevo annullare il mio precedente contratto ed il fatto stesso che lui voleva me a tutti i costi è rappresentato dal sostanziale aiuto che mi ha dato nella vertenza con la Shadow.

Pensi che il primo a scoprirti sia stato tuo padre che ha creduto in te aiutandoti economicamente?

Penso di aver dimostrato molto soprattutto in macchina, il maggior merito penso che vada alla mia forza di volontà che mi ha portato sino a qui. Alla fortuna che mi ha assistito ed anche a mio padre che mi ha aiutato all’inizio.

Da tuo padre, a parte la spinta economica non hai ricevuto una spinta morale?

La spinta morale, secondo me, è quella che hai dentro, la volontà di affermarti a tutti i costi in uno sport che è tanto difficile.

Risulta che nei primi tempi tuo padre non era tanto entusiasta che tu abbracciassi la carriera di pilota automobilistico. Come mai poi ha cambiato parere?

Penso che, nel momento in cui vinsi il campionato mondiale di kart, mio padre paventando il mio desiderio futuro, si sia lasciato andare a dichiarazioni contro la mia voglia di correre in macchina. Tanto è vero che mi affidò in quel periodo la sua seconda barca off-shore. Ma poi capì che il mio avvenire era sulle monoposto e mi ha assecondato, come fa ancora oggi.

La figura di Mario la vedi un po’ come quella del tuo maestro?

Senz’altro. Mi piace averlo amico e confidente, cioè nella posizione di un pilota da cui posso imparare molte cose, in quanto la sua grande esperienza è unica nella F.1 attuale.

Dopo le prove o dopo la gara come sono improntati i vostri colloqui?

Se non c’è Chapman innanzitutto parliamo italiano. Poi ci scambiamo tutte le notizie e impressioni che abbiamo riportato in pista in modo da mettere a punto la macchina nel migliore dei modi. Lui mi dà sempre molti consigli sul come comportarmi e come acquisire maggiore sensibilità nel sentirmi la monoposto completamente in mano. Parlando in questo modo ci siamo accorti che ambedue abbiamo quasi lo stesso modo di mettere a punto la macchina e allora è come se fossimo in due sulla stessa vettura con la possibilità di riscontrare ciò che non va, non in un giro, ma in due giri, alle stesse condizioni ambientali. Per la scuderia siamo un valido aiuto in quanto impiegano meno tempo a lavorare sulle macchine.

La Lotus per te è un punto d’arrivo o un trampolino di lancio?

Inizialmente può essere sia un punto d’arrivo che un trampolino di lancio. Senz’altro si tratta di una squadra competitiva che può portarmi anche un giorno alla conquista di un campionato del mondo. È l’unica squadra che può contrastare lo squadrone Ferrari. Non desidero far polemica, ma tutti i piloti pensano di poter guidare un giorno la Ferrari. Per quanto mi concerne non faccio pazzie. Con questo non voglio dire che, qualora mi si offrisse la possibilità di guidare una macchina di Maranello, rifiuterei. Ma certamente non accetterei immediatamente, ci penserei un attimo prima di dire sì. Quel poco tempo che sono stato alla Ferrari per me ha significato moltissimo, ed ora posso dire la stessa cosa della Lotus, ma non ho assolutamente romanticismi particolari.

Cosa pensi di Villeneuve?

La stessa cosa che ormai corre sulla bocca di tutti: è un pilota molto bravo che possiede un potenziale per diventare al più presto campione del mondo. Ho una certa ammirazione per il suo modo di affrontare le gare. Lui dà veramente sé stesso dall’inizio alla fine, senza calcoli preventivi. Avere poi una macchina vincente ed essere uno dei giovani piloti più preparati gli faciliteranno il compito.

Secondo te quanto costa ad un costruttore far correre un pilota giovane come te?

Non lo so…

I costruttori sui fattori economici sono molto abbottonati e non fanno trapelare nulla. So solo che a me Chapman mi paga in base al punteggio e mi dà un tanto a punto su ciò che riceve dallo F.O.C.A.

Elio «Dopo»

INTERLAGOS. «Sempre una Renault che mi rovina tutto…». Così imprecava Elio De Angelis il lunedì mattina all’Hotel Hilton di San Paolo, mentre aspettava di imbarcarsi sul volo Varig che lo porta a Roma (e dove ci sarà in attesa la nostra TV).

Perché sempre la Renault che ti rovina tutto? Che cosa vuoi dire?

A Montecarlo un anno fa non mi qualificai perché all’ultimo momento la Renault fece essa il tempo. Qui Arnoux mi ha “fregato” il gradino più alto del podio.

Vorresti dire che ce la potevi fare a prendere le “frecce gialle”?

Sì, e mi riferisco ad Arnoux. Jabouille no, non ce la facevo, ma René era a portata di ruota…

Poi continua: Avevo già visto, quando era in testa Jabouille, che con Arnoux non avevo problemi. Lui guadagnava poco nel veloce su di me, al contrario del suo compagno di squadra che era troppo rapido per tutti. Io invece guadagnavo molto nella parte mista e quando ho visto che è andato in testa Arnoux, perché ho passato Jabouille che andava lentamente, ho pensato seriamente di vincere il mio primo G.P.

Poi, che cosa è successo?

Mi avvicinavo sempre di più a Arnoux.

Ero arrivato a 1”8, quando le gomme anteriori hanno cominciato a deteriorarsi. Ho rallentato per farle raffreddare, poi mi sono riavvicinato. Ma nel fare questo le gomme hanno avuto ancora lo stesso problema e, a malincuore, mi sono dovuto rassegnare alle spalle della Renault. Non si riesce a capire perché le gomme si siano degradate davanti, è stato un problema di tutti, mi ha detto Lauritzen delia Goodyear alla fine della gara. Però è strano, forse è stato l’asfalto della pista abrasivo che ha portato a questo stato le nostre GY.

Come è andata la macchina?

Bene nel complesso. Il solo problema è stata l’inguidabilità con le gomme in «tilt», per il resto non ho avuto nessun problema.

Ma al mattino tuo padre aveva mandato un telex a casa, invitando i tuoi a non guardare la TV perché avevi una valvola che sfiatava e il motore si sarebbe rotto, non c’era il tempo di cambiarlo…

(ride) Effettivamente tutti pensavamo questo. Invece ci siamo accorti che era un filo dell’accensione che scaricava la batteria e faceva staccare il motore a 10.600 giri; più che staccare, come una mancanza di potenza. Tipico di quando una molla valvola sta per andare a farsi benedire.

Lo stato d’animo di Elio, sulla linea di partenza, dopo che era stato trovato il vero guasto, alle stelle. Il romano sapeva di avere una macchina che gli poteva permettere di fare grandi cose. Anche le minigonne, che, avevano dato qualche problema nelle prove, sembrava dall’ultimo test del mattino che avessero messo giudizio. Alla fine, poi, mentre Chapman e David Thiene si congratulavano con lui, Chapman gli ha gridato: «Hai visto che la macchina è buona?», Elio ha annuito e ha risposto: «C’è però la Renault…». Chapman: «Quello è un problema a parte…».

«Finalmente una mia macchina torna sul podio» urlava Chapman mentre correva verso Elio alla fine dei box dopo che aveva terminato il giro d’onore.

Che cosa hai pensato, abbiamo chiesto a de Angelis, quando hai tagliato il traguardo?

Una grande gioia, poi subito una grande rabbia. Quando ho visto la Renault ferma senza benzina e Arnoux che rientrava a bordo di un’altra macchina; ancora un giro e ce l‘avrei fatta a vincere il mio primo G.P.!

Che differenza c’è fra l’attuale F 1 che guidi e quelle che hai guidato sino ad ora?

L’attuale Lotus è la migliore F.1 che abbia mai guidato. È facile l’inserimento nelle curve, è una macchina di cui si capisce subito e bene il comportamento.

La Ferrari, per quel po’ che l’ho guidata, mi è sembrata più “dura” da avere in mano, e forse anche più difficile. La Shadow è un disastro sotto tutti i punti di vista. Anche i motori, nonostante siano gli stessi che ho sulla Lotus, erano a mio avviso diversi. Non avevano la stessa elasticità, la stessa potenza di quelli che ho ora.

Quale è stato il momento più bello?

Ai primi giri, il motore cantava che era una meraviglia e le gomme non avevano ancora cominciato a saltare a destra e a sinistra. Prendevo in quinta 10.600-10.800 giri, pigliavo tutti quelli che erano davanti a me e li passavo che era un piacere. Ero assieme ad Arnoux e mi sono accorto che guadagnavamo tutti e due sui primi.

Il momento più brutto?

Quando con Arnoux in testa, complici le gomme, mi sono accorto che non ce la facevo più a passarlo! Mi sono dovuto accontentare di stare alle spalle. La mia unica speranza era che rompesse qualcosa, ma onestamente non se la meritava una beffa del genere.

Quale è stato il complimento più bello che hai avuto dopo la gara?

Quello di Chapman che mi ha detto: bravo abbiamo dato 36” alla Williams!

Ti ha detto niente altro Chapman?

Sì, dopo la gara ha esaminato la vettura e, a parte la sua contentezza assieme a Thieme per essere salito sul podio dopo tanto tempo, mi ha detto che il mio secondo posto praticamente valeva una vittoria, perché sono arrivato senza olio nel cambio. Nonostante le riparazioni si era rotta un’altra volta la scatola e avevo perso tutto l’olio durante i 40 giri.

Come avete aggiustato la scatola esterna del cambio?

Dopo le rotture dei tre giorni di prova, per la gara, non potendo fare meglio, avevamo messo persino della gomma da masticare… per vedere che non si rompesse (che sia “Brooklyn” offerta da Scheckter?). Ora però in Inghilterra ne faranno una nuova come questa, perché abbiamo guadagnato in aereodinamica, ma ci vuole più robusta.

Quale è stata la cosa più comica che ti è capitata durante la corsa?

L’ultimo giro, quando ho raggiunto Zunino. Io pensavo solo ad arrivare e non ho rischiato di passarlo non si sa mai…

Credo che Zunino in quel momento abbia pensato di andare fortissimo, perché mi ha fatto segno di passarlo a destra e io nulla. Poi, alla curva successiva, mi ha fatto segno di passarlo a sinistra e io niente. Lui non capiva perché non lo passassi, forse in quel momento ha pensato di andare come una freccia…

I tuoi programmi, ora?

Subito a casa, poi in Inghilterra a fare alcune cose in vista della preparazione per il Sudafrica.

Quando vedremo la nuova Lotus?

Non so, dipende molto da questa: se andrà bene, come tutti speriamo, non ci sarà una Lotus 82. Se invece questa dovesse in qualche modo tradire la fiducia Chapman tirerà fuori la nuova.

Un tuo pronostico per il campionato del mondo?

Per me vince o Jones o Villeneuve.

Chapman aveva de Angelis nel taccuino da Montecarlo '78

Il nostro colloquio con Chapman mentre Elio e suo padre Giulio ascoltavano attentamente. Volendo conoscere il motivo principale per cui Chapman aveva puntato gli occhi sul giovane romano, gli abbiamo chiesto come, quando e perché tra i tanti giovani attuali desiderosi di approdare alla Lotus ha scelto Elio:

Seguivo da molto tempo Elio e sono rimasto impressionato nel vederlo impegnato a cavarsela egregiamente con una macchina come quella che guidava l’anno scorso, Già avevo annotato il suo nome sul mio taccuino vedendolo correre in Formula 3 sia a Silverstone che a Montecarlo. A Silverstone mi aveva impressionato il suo modo di rimontare…

E a Montecarlo la sua determinazione nel voler vincere ad ogni costo. Ritengo queste due doti molto importanti per un pilota che vuole guidare la mia macchina, il resto me lo ha dimostrato nel programma di prove al “Paul Ricard”. Una volta assodato che Elio era il pilota giusto per la mia scuderia, non ho esitato a tentare tutti i mezzi per portarlo alla Lotus.

E contento, ora, di aver fatto una buona scelta?

Certamente sì, Elio ha già dimostrato di avere un buon potenziale e di potersi inserire nella schiera dei migliori piloti. Sarò molto contento nel vederlo progredire giorno per giorno in questo suo primo anno in Lotus.

La sua scelta è stata psicologica nei confronti di Andretti, dando la possibilità a Mario di sentirsi come il maestro con l’allievo?

Non penso che sia completamente così. Un certo fondo di verità però c’è, in quanto sono sicuro che l’attuale posizione di Elio nel team è quella che gli spetta. Mario, dal canto suo, qualora se ne presenti l’occasione, consiglia volentieri Elio, e De Angelis è capace di apprendere molte cose da Andretti.

Quali sono le differenze essenziali tra la macchina attuale e quella dell’anno scorso?

È una macchina completamente differente, ma che sta tra la Lotus 79 e la Lotus 80. In parole povere è il compromesso tra le due monoposto, risultato dei test nella galleria del vento, sia con il modello che con la vettura a grandezza naturale.

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