Secondo il giovane romano «Monza è un circuito molto difficile» - Come guida la sua Lotus
MONZA — Elio De Angelis. 23 anni, romano (ma residente a Montecarlo come molti colleghi di Formula 1), scapolo insidiatissimo, è entrato nel gran circo grazie ai quattrini del padre ma ha saputo rapidamente trasformarsi da -pilota pacante» in «pilota pagato». Non ha ancora vinto un Gran Premio (sui 39 fino ad oggi disputati) ma alcuni piazzamenti di rilievo appena si è trovato in possesso di una macchina competitiva ed affidabile hanno confermato la sua bravura. E’ De Angelis — che disputerà il Gran Premio d’Italia con la sua Lotus 87 — a «Spiegare» la pista di Monza:
«Una gara di cruciale importanza per me. Due i motivi: emozionale e di carriera. Ho corso due Grandi Premi italiani:
Monza, nel ’79 con la disastrosa Shadow e l’anno scorso a Imola, dove sono arrivato quarto, soddisfatto perché davanti a me ed alla mia Lotus 81 c’erano solo vetture, come la Brabham di Piquet e le due Williams di Jones e Reutemann.
Cercherò di migliorare questo quarto posto a Monza, circuito difficile che molto richiede ad una macchina. Indispensabili una dose di carico aerodinamico, esasperata velocita di punta nei rettilinei e freni potenti».
«Si giunge alle tre chicanes ad alta velocità e non si devono avere problemi nel rallentare. Freni carenti a Monza vuol dire trovarsi tagliati fuori ed è la sensazione più frustrante».
«La prima chicane dopo i box è costituita da due angoli uniti da un corto rettilineo. Non mi piace, perché si è alla mercé di qualche stupido errore commesso da altri. Entri in seconda ma metti subito la terza appena hai raddrizzato la macchina all’uscita. Poi via di quarta per entrare nel curvone, velocissimo, dove per un niente si sbaglia. Arrivi veloce alla variante della Roggia, sperando di passare l’avver sario in staccata se ti eri messo in posizione corretta, sca landò marce e frenando fino a ritrovarti in seconda. Quindi via dalla Roggia in terza ed infili la quarta quando entri nella prima parte della dop pia curva di Lesmo».
«Uscendone — prosegue De Angelis — si butta dentro la quinta e si va via cosi in retti lineo fino alla variante Ascari, secondo me una delle migliori chicanes di tutti i circuiti. Se si dispone di una vettura maneggevole a Lesmo si può guadagnare un paio di lunghezze sull’avversario, avvicinarsi a lui nel rettilineo e passarlo alla variante Ascari».
«Anche questa si affronta in seconda, l’uscita è veloce e si deve mettere la terza appena si è fuori. Rapidamente, poi, quarta e quinta tra due ali di spettatori sul rettilineo che porta alla Parabolica, curva finale prima del rettilineo di partenza-arrivo. Qui si possono scegliere due traiettorie: entrar stretti allargando poi o affrontarla entrando larghi e uscendo stretti.
Dipende se si cerca di sorpassare o se si deve difendere la propria posizione dagli attacchi altrui. La Parabolica la percorro in terza, schiaffo dentro la quarto in uscita e poi la quinta risbucando un’altra volta ai box».
«Non c’è niente da fare — conclude De Angelis —. Amo correre sulle piste di casa. La folla partecipa alla corsa con te. E penso che la mia Lotus 87 farà una bella figura sui lunghi rettilinei di Monza».
© 1981 La Stampa (September 13, 1981) • Di Gian Dell’Erba • Published for entertainment and educational purposes, no copyright infringement is intended.