Elio, dove vai se la Lotus non ce l’hai?

Protagonisti in Primo Piano: Elio de Angelis

ROMA – La telefonata di Colin Chapman lo aveva raggiunto il martedì sera, quando gi stava preparando la valigia per Imola. «Elio – gli ha detto il padrone della Lotus – domenica prossima non corriamo. Ma non ti preoccupare, non siamo in difficoltà. A Zolder, a metà maggio, ci saremo senz’altro e con la nuova macchina».

Quando la notizia della clamorosa assenza si è diffusa, Elio De Angelis ha reagito con apparente disinvoltura.

«Pazienza! Vorrà dire che andrò allo stadio Olimpico a far tifo per la mia Roma che gioca con il Perugia». Era una frase che serviva a mascherare la delusione, a dire che a Imola, come semplice spettatore, non ci sarebbe andato.

Per la seconda volta, nella sua breve ma brillante carriera di pilota di Formula 1, De Angelis era costretto a saltare una corsa. L’assenza precedente risaliva al maggio di due anni fa, quando con la modesta Shadow non era riuscito a qualificarsi per il Gran Premio di Montecarlo. Un’amarezza profonda anche allora, ma la situazione era del tutto diversa. Adesso, invece, che aveva iniziato la stagione puntando al titolo mondiale, per colmo d’ironia si ritrova addirittura senza vettura.

Così, mentre a Imola avevano iniziato le prove del Gran Premio di San Marino, Elio preferiva andare a passare il weekend in Sardegna. Laggiù, nella splendida villa di famiglia, tra sole e mare, pensava di poter sopportare meglio l’idea di non correre.

«La corsa – racconta – non volevo seguirla neanche in televisione. Poi domenica, all’una, sono ripartito in aereo per Roma e da Ciampino, dove sono atterrato, ho disputato un mio gran premio personale per arrivare in tempo a casa ed accendere la TV pochi attimi prima del via. Penso che ne sia valsa la pena, perché è stata una gara eccezionale. Mi sono proprio divertito, anche se più volte ho pensato che per me sarebbe stata la corsa ideale per prendermi qualche soddisfazione. Con la pioggia, infatti anche la vecchia Lotus 81 mi avrebbe permesso di lottare con i migliori. Devo dire che mi ha entusiasmato Villeneuve per come ha preso la testa e Patrese che ha fatto tutto quello che la sua Arrows gli permetteva. Pironi, invece, ha combattuto molto bene, ma penso che poteva rendere la vita dura a Piquet per almeno altri tre o quattro giri. Degli altri mi ê piaciuto Tambay e sono stato piacevolmente sorpreso da Salazar e Alboreto, i quali, in prova, hanno fatto meglio dei rispettivi capi-squadra. Comunque, meglio correre che raccontare le prodezze degli altri».

Nei box di Imola si è diffusa la voce che De Angelis potrebbe cambiare squadra. Voci quasi scontate dopo la rinuncia della Lotus.

«Alla Lotus – continua Elio – mi trovo molto bene e non vedo perché dovrei piantare in asso Chapman. La voglia di correre e di vincere del mio «boss» è sempre intatta. Credo che a Imola non ci saremmo andati anche senza la disavventura di Thieme. La non partecipazione al gran premio è stata una risposta polemica al mondo della formula 1 che ha voluto a tutti i costi la squalifica della «88» Per questo motivo sono tranquillo. Anzi, Colin, anche se non ha voluto rivelarmene il nome, mi ha rivelato di avere già contatti avviati con un nuovo sponsor, che dovrebbe subentrare alla Essex».

Aspettando La Lotus 87

Se la voglia di vincere di Chapman, a parere di Elio, è intatta, pure De Angelis ha reagito nella maniera migliore al momento difficile che sta attraversando la sua scuderia.

«Prima di partire per Long Beach avevo detto che mi candidavo per il titolo. Poi è successo tutto quello che sapete e adesso mi tocca vivere alla giornata. Ciò non significa che mi arrendo. Tutt’altro. Della «81», intanto, abbiamo capito gli errori che abbiamo commesso e poi al più presto avrò a disposizione la «87», che conserva la monoscocca della «88» con un’aerodinamica tradizionale. Penso che dovrebbe essere una vettura molto simile all’attuale Brabham».

Proprio in questi giorni Elio De Angelis, nonostante abbia appena compiuto 23 anni, sta dimostrando di non essere assolutamente il ragazzo viziato che in molti avevano voluto dipingere quando era approdato, giovanissimo, in Formula 1. Le sue doti, come pilota e come uomo, si stanno rivelando a tutti, agli addetti ai lavori in particolare, al di là della sua naturale timidezza.

Al contrario di altri giovani campioni, il successo lo sta cambiando in meglio. Non sono mutate le sue abitudini, le sue amicizie, la sua vita di tutti i giorni, ma è maturato, non è più chiuso in sé stesso come una volta. È decisamente un Elio diverso da quello che abbiamo conosciuto quando vinse alla grande una entusiasmante edizione del Gran Premio di Montecarlo di Formula 3.

Era il 1978 – appena tre anni addietro e sembra una vita -, Elio disputava il campionato europeo della Formula 2 senza riuscire a emergere con la Ralt azionata da un motore Ferrari non pi competitivo. A maggio Elio decide di ripetere la «mossa» compiuta con successo l’anno prima da un giovane francese oriundo italiano che sta andando forte, un certo Didier Pironi. Elio, dunque, fa per così dire un passo indietro, risale su una Formula 3 (dopo tutto è il campione italiano della categoria) e «sbanca» Montecarlo. È il successo che a fine stagione gli aprirà le porte dorate della Formula 1. Dopo quella vittoria Elio era al settimo cielo, vicino all’esaltazione. Oggi sembra avere non tre ma dieci anni in più, quanto a senso della misura. Si «racconta» con semplicità, spontaneamente, quasi divertendosi.

Che Peccato non Poter Studiare

«Purtroppo, le corse mi hanno allontanato dall’università. È una vita, la mia, che non mi consente di studiare. Mi sono iscritto ad architettura, poi sono passato a legge e adesso sono «fuori corso» ad economia e commercio. Mi dispiace. Le mie giornate romane sono quelle di un ragazzo della mia età. Anch’io ho il mio bravo hobby: suono il pianoforte e compongo musica, una via di mezzo tra il blues e la country-music. Cerco sempre di migliorare e per questo mi tengo aggiornato su tutto quello che esce. I miei autori preferiti sono l’americano Stevie Wonder ed il complesso dei Super-Tramp. Il mio grande sogno sarebbe quello di riuscire un giorno ad incidere un disco. Ma vorrei che si vendesse non perché sono un pilota di Formula 1 ma perché c’è bella musica».

Una Famiglia di Tipo Patriarcale

Quella di De Angelis è una famiglia molto patriarcale, dove i quattro fratelli (Elio è il più grande, poi ci sono Roberto, Andrea e Fabiana) sono molto uniti fra loro e teneramente affezionati ai genitori.

«Quando tutta la famiglia mi segue alle corse, sono felice. Mi tengono compagnia, m’incoraggiano, mi consigliano. Con i miei fratelli, all’epoca del kart, abbiamo gareggiato sempre insieme. Allora sì che era bello. Adesso, per ovvii motivi, non possono venire sempre con me ed è un peccato perché mi sono utilissimi. Di loro mi fido ciecamente. Come piloti promettevano: Roberto aveva tanta grinta e Andrea era un tipo alla Reutemann. Sono convinto che sarebbero riusciti bene. Ma sono contento che abbiano smesso, perché gli voglio troppo bene e le corse sono troppo pericolose».

Nella sua vita, anche se è popolarissimo fra le ragazze, in particolare quelle romane, esistono solo tre donne: la madre, la sorella e Cristina.

«Mia madre, come mio padre, è una grande tifosa. Papà vive intensamente la mia esperienza. È quasi sempre con me. È un uomo estroverso, vulcanico. Mi vorrebbe vedere sempre in prima fila e, a volte, non si rende conto che i problemi sono maggiori di quelli che possono apparire esteriormente, Comunque la sua esperienza di vita è sempre utilissima. Mamma alle gare ci viene poco, però sa tutto e non passa giorno che non mi presenti a miriadi di sue amiche come un figlio prodigio.

Anche Fabiana è competente e vorrebbe venire con me, ma gli impegni scolastici glielo impediscono. Cristina, la mia ragazza da sette anni, praticamente da quando eravamo bambini, invece, quasi detesta le corse. In più non le piace volare e così ai box la si vede di rado. Per me è una donna importante, una ‘sicurezza’ nella mia esistenza. Non sono capace di dire altro su di lei. Ma il tempo da cui stiamo insieme dimostra cosa significhi per me».

Dopo l’automobilismo, le passioni sportive di De Angelis sono il calcio (è un inguaribile tifoso della Roma) il nuoto ed il tennis (è amico di Panatta).

«Per tenermi in forma, piuttosto che fare il footing, che trovo molto noioso, preferisco giocare a tennis o a calcetto. Ma proprio in questi ultimi tempi ho scoperto un nuovo svago, che è a metà fra il ballo e lo sport il pattinaggio a rotelle. È stata Cristina a convincermi. Se voglio correre vado al Pincio a Villa Borghese, altrimenti al Piper, un locale notturno una volta mecca dei giovani, dove è stata allestita una pista in cui si pattina a tempo di musica. Devo dire che in Italia, in questo senso, siamo molto indietro. In Brasile e negli Stati Uniti ho visto dei posti meravigliosi dove i ragazzi e non solo loro, si possono scatenare con i pattini».

«Ho la Velocità nel Sangue»

Adesso Elio De Angelis si sta preparando con la massima concentrazione alla corsa di domenica prossima in Belgio e a chi gli chiede quando prenderà il posto di Rebaque alla Brabham, risponde seccamente.

«Sono state diffuse tante voci. Intanto, come ho già detto, la Lotus concluderà senz’altro la stagione. Per il prossimo anno, se Chapman dovesse mollare, mi piacerebbe avere delle offerte concrete. In Formula 1, purtroppo, si parla troppo. E poi alla Lotus mi sono affezionato. È una scuderia in grado di farmi vincere il titolo. Se dovessi cambiare, andrei soltanto in una squadra che potesse offrirmi le stesse chances».

Quando si torna a parlare di Formula 1 Elio diventa più grintoso. In poco più di due anni ha capito perfettamente come bisogna agire per non essere travolti in un mondo difficile.

«Ma non è vero che non esista l’amicizia. Certo fra di noi c’è una forte rivalità. Ma io fra le persone che mi sono più vicine posso contare proprio due piloti, Beppe Gabbiani, che ho seguito con simpatia nella gara di Imola, e Gianfranco Brancatelli un ragazzo straordinario, molto sfortunato nella sua carriera sportiva. L’importante nell’ambiente delle corse è non farsi trascinare troppo emotivamente. Bisogna saper assorbire le delusioni e non esaltarsi per un risultato positivo, È una continua alternanza di attimi felici e di problemi che ti angustiano. Però io non sarei capace di concepire, oggi, la mia vita senza le corse. Mi sono chiesto tante volte perché lo faccio e la risposta, anche se può apparire un po’ retorica, è sempre la stessa: perché ho la velocità nel sangue».

A Zolder, salvo qualche clamorosa sorpresa in senso negativo, Elio De Angelis si ripresenta. Il «grande assente» di Imola, vettura permettendo, si batterà per riconquistare il titolo platonico, ma non per questo meno valido, di migliore pilota italiano di Formula 1 ottenuto al termine della scorsa stagione.

«Al mondiale – conclude – non ci penso più, ma ci terrei a concludere il campionato in una posizione migliore di quanto non abbia fatto nel 1980.

Ci terrei a vincere almeno un gran premio e, perché no, sfidare l’ottimo Patrese di questo inizio di mondiale».

© 1981 Autosprint • Di Oscar Orefici • Published for entertainment and educational purposes, no copyright infringement is intended

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